
Testo di Sara Cividalli
Siena, prima decade del Novecento, quattro giovani donne, figlie di Ersilia Forti e Alberto Ajò, guardano fiduciose verso il futuro. Sono colte, intelligenti, belle, hanno una buona dote. Resteranno unite, ne sono certe e ognuna prenderà la sua strada, una strada ricca di gioie, momenti di spensieratezza, certo ci saranno dei problemi, resteranno unite, ne sono certe, e sanno che il loro rapporto è solido come il cassettone di legno massello che fu fatto fare dai nonni Forti per le nozze della loro figlia Ersilia.
Elisa, Adele, Pia, Ada.
Elisa sposa Eugenio Lombroso e va ad abitare a Torino, ha due figli prospero e Alberto.
Adele sposa Gino Sadun, resta a Siena, nascono Vittorio Emanuele e Nedda.
Pia si trasferisce a Firenze dopo aver sposato Carlo Servi, nasce Miranda.
Ed è la Prima guerra mondiale, la famiglia Servi è in un paesino vicino a Firenze. Il babbo lavora lì. Imperversa la spagnola, morti e ancora morti, le campane suonano continuamente, Miranda ha paura la mamma la consola dicendole “noi qui non possiamo morire, non c’è il cimitero ebraico”, la bimba si rassicura. Passano indenni da quella sciagura.
Pia, dopo la guerra, insieme al cognato Arturo, sovraintende all’eredità dello zio del marito, Flaminio Servi, una palazzina in Via Pier Capponi, lasciata indivisa ai nipoti. Alla sua famiglia il primo piano.
La vita non è così semplice, Miranda, che ha frequentato con grande profitto il liceo classico Galileo Galilei e ora fa l’università, mantiene la mamma, il babbo e il fratello minore Giorgio. Dà ripetizioni. A Firenze viene a stare anche la zia Ada, nubile, vive con la famiglia di Pia. Muore nel gennaio del ‘43.
Il legame tra le sorelle resta forte, lo testimoniano lettere e cartoline e questo senso di famiglia viene trasmesso ai figli,
Vittorio Emanuele sposato con Matilde Calò, ha un bimbo, Amiel e una bimba, Lia, per motivi di lavoro si trasferiscono a Firenze, si incontrano più di frequente.
E viene il tempo delle leggi razziali, poi quello del nascondersi. A Siena, nella retata del 6 novembre, vengono presi Adele e Gino. Vittorio Emanuele cerca di farli liberare da un falso amico che, come ben aveva visto Miranda, lo tradisce. Anche la sua famiglia parte per Auschwitz, senza ritorno.
Pia e Miranda trovano asilo prima da un’amica storica di Miranda, poi in convento, Giorgio è fuggito verso il sud, il padre Carlo ricoverato in ospedale.
I tedeschi si stanno ritirando, faranno saltare i ponti. Per lasciare indenne Ponte Vecchio la zona circostante verrà distrutta. Il convento va evacuato. Pia che è stata fino a quel momento forte e determinata è presa dal panico, ha paura per la figlia, per sé, per Giorgio di cui non hanno notizie, per le persone care, teme per chi le ha protette. Non riesce a controllare il panico, è impossibile portarla altrove. Sta per scadere l’ultimatum per l’evacuazione, è il 30 luglio, tra poco saranno le 12. Un certificato medico le permette di essere ricoverata a Santa Maria Nuova.
Firenze viene liberata l’11 agosto, Miranda, inizialmente trattenuta in casa dalla guerriglia dei franchi tiratori, finalmente riesce ad andare all’ospedale il 14. Il letto della sua mamma è occupato da un’altra persona. Pia è morta il 12 agosto uccisa da iniezioni calmanti che le venivano continuamente somministrate e poi sepolta sotto una croce di legno nel Giardino dei Semplici. Sulla croce il nome falso, quello che risulta dalla sua carta d’identità, quella carta d’identità che era stata una protezione. Ci vorrà del tempo perché possa riacquisire il suo nome. Dopo qualche anno, quello che resta della sua salma sarà portato al cimitero ebraico di Via di Caciolle.
Torino, Elisa è sopravvissuta, il figlio Prospero è morto, sembra di malattia. La giovane donna che lo ha tenuto nascosto arriva con un bimbo in braccio, dice che è suo figlio, lei non può occuparsene. Elisa crescerà Elio con l’aiuto dell’altro figlio, Alberto. Giovane adulto Elio si ucciderà. Alberto non ha avuto figli.
Nedda, figlia di Adele, sposata con Massimo Bemporad a Torino, ha avuto una figlia Miriam che va nella Palestina mandataria con l’alya bet.
Giorgio, figlio di Pia, si sposa nel ‘46 con Lidia Frankenthal, non vogliono figli, troppo dura la storia della famiglia.
Miranda, nel ‘48 sposa Giorgio Cividalli, insieme scelgono la vita, nel ‘52 nasco io che ho una figlia Elena Rebecca, un nipote Dan e una nipotina in arrivo e conservo con cura il cassettone della bisnonna Ersilia.
