Purim

Testo di Sara Cividalli

È il 1956, festa di Purim della scuola materna della comunità ebraica di Roma, piccola sezione di via Balbo.

Una scuola materna del dopoguerra con i piccoli banchi di legno, azzurri. Un numero limitato di bambini e bambine provenienti da quella zona di Roma. Arrivavamo con un pulmino, più piccolo di quelli grandi che portavano alla scuola centrale. Nel tragitto era nostra responsabile Renata, una giovane donna imponente che era stata in Israele, in kibbutz. Non so se ci raccontasse degli avvenimenti da lei vissuti lì, in ogni caso era stata un’esperienza che ci ha trasmesso in qualche modo.

Quando arrivavamo a scuola ci aspettava il latte caldo nelle ciotole, forte il suo odore. Per me non era un profumo, non lo amavo affatto, mai ho amato il latte caldo soprattutto con la panna. Dovevamo berlo per essere in salute, così ubbidivamo.

Al banco facevamo lunghe ghirlande con fogli di giornale tagliato a pezzetti che incollavamo con un miscuglio di acqua e farina. Tagliavamo anche figurine e le incollavamo.

Una scuola all’avanguardia, una volta andammo a comprare al mercato lì vicino dei pulcini e una piccola papera che abbiamo fatto crescere per un po’. Avevamo anche un pesce rosso.

La signorina Pinto non amava le smancerie, sapevamo che c’era, ci guardava, di lei ci potevamo fidare.

Il riposino, non si sfuggiva, con la testa appoggiata sul banco tra le braccia, intorno il silenzio.

A volte facevamo giochi più agitati, pazzi girotondi soprattutto seguendo due gemelli israeliani, una bambina e un bambino, i gemelli Gheva che venivano da un mondo molto più permissivo di quello in cui stavamo crescendo noi.

In quell’edificio frequentai anche la prima elementare, poi tutte le classi furono chiuse e andammo sul lungotevere.

Le stanze seguirono un’altra via. Molti anni dopo nel 2022, mi trovai a cena lì, era diventata una sala per eventi. Riconobbi le finestre, mi si pararono difronte, e, proprio lì, in una cena dell’UCEI, ho avuto la sorpresa di essere festeggiata per i miei settant’anni.